Novembre 2014

3 novembre

Il giorno 3 novembre –  San Giusto -, festa del Santo Patrono di Trieste la nostra Associazione ha voluto ricordare la famiglia Giorgieri  con due manifestazioni

La prima si è tenuta la mattina nel Ministero Difesa Aeronautica dove, in collaborazione con l’Aeronautica Militare, abbiamo scoperto una targa in ricordo del Generale Giorgieri. La targa è stata posta nella stanza dove lavorava il Generale. La  cerimonia è stata presenziata dal Generale Langella che proprio oggi prende la responsabilità dell’Ufficio in sostituzione del Generale Esposito che lascia l’incarico per raggiunti limiti di età.

Graditi ospiti della cerimonia il nipote del Generale e il pronipote di anni 10, parenti della Prof. Pellegrini Giorgeri, varie autorità militari e nostri Soci.

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La seconda manifestazione è stata la messa serale in ricordo dei due coniugi che si è tenuta nella chiesa di Santa Maria in Via.

Il Capo di Stato Maggiore ha delegato il Capo del Genio Aeronautico a rappresentarlo. Grande la presenza dell’Aeronautica Militare, dell’Associazione Arma Aeronautica con i propri labari, della L.A.V. sede Nazionale che ha condiviso l’organizzazione di questo eventgo e ovviamente dei nostri  Soci. Alla fine della funzione è stata recitata “La preghiera dell’Aviatore”. Il coro della Chiesa ha animato la cerimonia.

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La sezione “elettronica” del PICCOLO di Trieste a firma Martina Seleni scrive di noi:

L’Associazione Triestini e Goriziani a Roma ricorda il Generale Licio Giorgieri

Licio Giorgieri (Trieste, 1 giugno 1925) è stato un Generale dell’Aeronautica Militare, ucciso in un agguato terroristico dalle Brigate Rosse (Roma, 20 marzo 1987). Laureatosi presso l’Università di Trieste in Ingegneria navale e meccanica, Giorgieri vinse il concorso per l’arruolamento come ufficiale del Genio Aeronautico nel 1950, e nel 1983 raggiunse il grado di Generale Ispettore, massimo grado del corpo di appartenenza. Alla carriera militare affiancò anche incarichi universitari a Roma e Trieste e fu nominato Professore associato presso la Facoltà di ingegneria dell’università di Trieste.

L’Associazione Triestini e Goriziani a Roma, che è a lui intitolata, ha deciso di onorarne la memoria lunedì 3 novembre (giorno di San Giusto) con un doppio evento: al mattino verrà apposta una targa in suo ricordo presso il Ministero della Difesa, nella stanza dove lavorava; la sera alle 19.00 si terrà una Messa di commemorazione presso la Chiesa di Santa Maria in Via. 

 

RICORDO DI ALDO CLEMENTE

 “IL PICCOLO” del 14 novembre, 2014 a firma di Ferdinando Viola scrive:

MORTO ALDO CLEMENTE ” anima ” dei profughi giuliano dalmati.

E’ morto a Roma all’età di 94 anni Aldo Clemente, Cavaliere di Gran Croce al merito dell Repubblica. Ma sopratutto “anima” dell’Opera per l’Assistenza ai profughi giuliani e dalmati che oggi ne piangono la scomparsa. Nato a Trieste il 21 ottobre 1920, Clemente è arrivato a Roma nel 1947 dopo essere stato per due anni segretario provinciale dell’Associazione “Orfani di guerra” di Trieste.  A Roma ha ricoperto l’incarico dal ’47 al ’49, di segretario del Comitato nazionale per i rifugiati italiani e dal 1949 al 1979 è stato segretario generale dell’Opera assistenza profughi giuliani e dalmati, ente creato nel dopoguerra e preposto alle iniziative di tutela e di sviluppo delle comunità degli esuli istriani. fiumani e dalmati dai territori ceduti con  il trattato di pace all’ex Jugoslavia. In quei lunghi 30 anni, e anche oltre, l’attività di Clemente è stata rivolta unicamente all’inserimento dei profughi nel mondo del lavoro (per 60mila di loro è stato trovato un posto), rimpiantando 1.162 aziende artigianali e attività commerciali. Uno dei suoi momenti più alti, e di grande valore sociale, è stata la realizzazione di 7.733 alloggi, gran parte nel quartiere “giuliano – dalmata” di Roma e in borghi intitolati ai santi giuliani e dalmati nelle province di Trieste e Gorizia e anche in altre zone d’Italia. L’incarico di ricostruire un’esistenza nuova e una dignità ai tanti profughi gli era stato conferito dal governo, incarico che ha portato a termine tra mille difficoltà ma con altrettanta determinazione. E molte di queste case dagli anni Cinquanta in poi sono state realizzate nella cintura triestina, come a Opicina o a Borgo San Nazario o a Sistiana. Oggi, chi lo ha conosciuto in quel periodo e negli anni successivi, gli riconosce un merito fondamentale, di avere cioè inciso notevolmente con la sua attività nella crescita della città, da un punto di vista economico e urbanistico, in un periodo in cui Trieste usciva da un lungo Dopoguerra. Chi ricorda ancora il suo dinamismo al servizio della città “sempre in punta di piede” ma determinato. Trieste è stata influenzata positivamente allora dalla sua grande capacità di realizzare opere che non sembrava possibile portare a termine. Aldo Clemente abitava a due passi dal “quartiere giuliana dalmata”. Lascia la moglie e quattro figli. I funerali si svolgeranno domani alle 10.30 nella chiesa di San Marco in Agro Laurentino, nel quartiere dei giuliani e dalmati della Capitale. Cordoglio a Trieste alla notizia della sua scomparsa. Clemente tornava nella sua città, ma sempre meno, data l’età. “E’ stata una persona eccezionale – afferma con commozione Roberto Sancin, presidente dell’Associazione Triestini e Goriziani in Roma – apprezzata da tutti per la sua umiltà e cortesia sempre coniugate col suo dinamismo. Ha fatto del bene a tantissimi, sopratutto ai profughi che a lui devono molto. Era un grande, la sua scomparsa ci lascia veramente più soli.  

 L’ARENA DI POLA del 20 nov. 2014    scrive:

E’ mancato Aldo Clemente, formatore dei giovani esuli
Nella notte fra il 12 e il 13 novembre è mancato Aldo Clemente. Aveva compiuto da poco 94 anni. Pochi giorni prima avevo ricevuto da lui un opuscolo che aveva fatto pubblicare,Indirizzato “Agli esuli istriani, fiumani e dalmati”, e del quale mi raccomandava, in un biglietto allegato, di leggere in particolare la prefazione, che riporto integralmente: «Dopo anni di doloroso silenzio sulla storia dei 350mila esuli dalla Venezia Giulia e Dalmazia, finalmente
la legge 92/2004 ha istituito il Giorno del Ricordo. Invero in questi ultimi anni si è parlato molto di questa storia non più ignorata: foibe, negazione dei valori culturali e religiosi, ecc.. A mio avviso non si è parlato però di tanti italiani non profughi che, tuttavia, hanno compreso e aiutato generosamente gli esuli. A questi personaggi è dedicata la presente pubblicazione, basata anche sulla mia esperienza personale di Segretario Generale dell’Opera per
l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati (1947-1985)».
Era il suo cruccio, diventato un impegno inderogabile, quello di evidenziare energicamente e puntigliosamente quell’aspetto che, a suo dire, non aveva il risalto che meritava, e che andava ricordato insieme ai fatti che hanno contraddistinto l’Esodo. Un paio d’anni fa era stato promotore di una giornata di studi sull’argomento, cui avevo partecipato su suo invito. Con lui se ne va, inutile dirlo, il ricordo di una parte fondamentale della nostra storia di uomini, quella della preparazione alla vita, trascorsa in quegli Istituti che ha contribuito a creare e a dirigere.
I funerali si sono svolti sabato 15 novembre nella chiesa del Villaggio Giuliano-Dalmata al Laurentino.
Furio Dorini (Milano)

 

 

 

 

 

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